Volendo intervenire sensibilmente e senza strepiti in uno spazio relativamente ampio con un elemento proporzionalmente minuscolo a catturare l'attenzione di un passante variamente posizionato sopra una superficie non soltanto vasta ma anche assediata da volumi ciclopici, mi impegnai a fare in modo che, da vicino e da lontano, la fontana non si mostrasse banalmente più grande o più piccola, ma sempre diversa.

 

L'originalità del vuoto che si staglia sotto alla forma, stimola la curiosità di chi transita, e a quel punto, la trasformazione del passante in spettatore, è già quasi compiuta.

Avvicinandoci alla fontana, l'angolo di osservazione cambia, il vuoto appiattisce e scompare, ma la maggiore prossimità permette di considerare le superfici e l'andamento del modellato.

Per la zona superiore ho previsto l'accavallarsi di lame inclinate al centro, sopra le quali fluiranno sottili rivoli quietamente sorgivi, frantumati in minime e frequenti cascatelle, sottolineate dal tessuto del mosaico variamente sgranato in corrispondenza delle cadute, a sottolineare l'azione erosiva dell'acqua.

La fontana è integralmente rivestita di mosaico. Esternamente, conto di utilizzare marmi, graniti e pietre nelle tonalità dal bianco al grigio scuro, mentre all'interno verrà impiegato prevalentemente il vetro; vetri verdi ed azzurri, con l'aggiunta di altri materiali qualora l'impiego del vetro soltanto dovesse sembrarmi eccessivo.

La tessitura delle zone laterali esterne risulta più regolare, poi verso il centro l'ordito sgrana e schiarisce a sottolineare la varia torsione delle lame. L'acqua serpeggia da un piano all'altro, gocciola sotto, mantiene bagnato l'interno, la luce vi penetra, e i vetri ne rifrangono i raggi.

Prefiguro una crosta aspra e variegata, che racchiude una molteplicità di riverberi.